Abbiamo sacrificato tutti i valori liberali per «difendere la vita»: libertà di movimento, di manifestazione, di opinione. In questo contesto, spiega l’antropologo Didier Fassin, «la vita che si difende è la vita fisica, il fatto di essere vivi, senza mai menzionare la vita piena dell’essere umano» «Non c’è più nulla di innocuo», scriveva Theodor Adorno nelle sue meditazioni sulla vita offesa. Nemmeno la parola “vita”. Perché quando non tocca il concreto delle nostre esistenze, ogni dibattito sulla “vita” rischia di essere astratto, generale, persino ozioso. Impedendo di vedere il concreto. E il concreto sono migliaia, milioni…