Intelligenza Artificiale: vecchi poteri, nuovi controlli

«Come si può essere così ingenui? 𝐐𝐮𝐞𝐥 𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐜𝐜𝐚𝐝𝐞 𝐨𝐠𝐠𝐢 𝐜𝐨𝐧 𝐥’𝐈𝐧𝐭𝐞𝐥𝐥𝐢𝐠𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐚𝐫𝐭𝐢𝐟𝐢𝐜𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐞̀ 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐥𝐚 𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨𝐫𝐚𝐧𝐞𝐚 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐯𝐞𝐜𝐜𝐡𝐢𝐬𝐬𝐢𝐦𝐨 𝐩𝐫𝐨𝐛𝐥𝐞𝐦𝐚 𝐩𝐨𝐥𝐢𝐭𝐢𝐜𝐨. Come si è potuto pensare che la scoperta della plasticità neurale avrebbe aperto senza ambiguità la porta all’illuminismo e alla libertà? In quanto modi di iscrizione del sociale nei corpi, le disposizioni cerebrali sono evidentemente modellizzabili e danno agevolmente luogo alla loro cattura ad opera del potere — statale, economico e cibernetico».

Pierre Bourdieu (1903–2002), nelle sue 𝑀𝑒𝑑𝑖𝑡𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑝𝑎𝑠𝑐𝑎𝑙𝑖𝑎𝑛𝑒 (1997), ricordava che il problema posto oggi dall’Intelligenza Artificiale (IA) precede l’Intelligenza Artificiale stessa.
Nascondiamo un problema nel momento stesso in cui il problema ci si presenta con tutta la sua urgenza? Riflettere sull’automatismo e la macchina, temi che erano al centro dell’interesse di Blaise Pascal, ha ancora senso? Quale tipo di «cattura ad opera del potere» è in atto oggi? Quella di sempre?

A esemplificare questo intreccio tra vecchie questioni e nuove visioni, nell’immagine qui sopra si vede il dispositivo per generare permutazioni di insiemi di parole, una sorta di proto-chat gpt descritto nei 𝑉𝑖𝑎𝑔𝑔𝑖 𝑑𝑖 𝐺𝑢𝑙𝑙𝑖𝑣𝑒𝑟 da Jonathan Swift .

È forse il primo riferimento conosciuto a un dispositivo che assomiglia in qualche modo a un moderno dispositivo capace di ricorrere ai Large Language Model oggi al centro del dibattito.