L’esperienza dell’imprevedibile è imprevedibile
Si è spezzata la linea del tempo. Si naviga a vista: è cruciale non sprecare le tracce
Si è spezzato qualcosa. Forse, spiega l’antropologo Vito Teti (Prevedere l’imprevedibile. Presente, passato e futura in tempo di coronavirus, Donzelli editore, Roma 2020),si è rotta la linea del tempo.
La nostra corsa, che sembrava inarrestabile, ha mostrato che c’è un prima («prima del coronavirus»), ma ancora non sappiamo cosa e come sarà il dopo. Tante, troppe le parole sul “futuro” che sono state sprecate in questi mesi.
«Prima di tutto», spiega Teti, in questo lavoro che è al tempo stesso un saggio e un diario, «non dobbiamo sprecare le tracce».
Le tracce che la pandemia ha lasciato sui vissuti, dei singoli e delle comunità, vanno interrogate, vanno ascoltate.
Vanno interpretate: non per un ozioso esercizio intellettuale, ma perché la crisi che stiamo attraversando ci riporta a un’esperienza che pensavamo di aver superato, ubriachi di statistiche e previsioni.
L’esperienza dell’imprevedibile è imprevedibile. Se sapremo fare i conti, seriamente, con questo imprevedibile, capitalizzando senza più disperderle risorse ed energie, questa capacità nuova di stare dentro la nuova linea del tempo definirà forma e sostanze del nostro futuro.
«Solo attraversando la notte», scriveva il poeta libanese Khalin Gibran,«arriveremo al mattino».